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TESORI, da “Appunti dalla mia amaca”

Ieri, mentre tutto il mondo (è un modo di dire) lamentava quello che è successo alla cattedrale di Notre Dame, io, nell’antico rustico dove abito, lamentavo un incidente che avrebbe potuto portare alla morte un pipistrello.

Cos’è successo? Mentre appoggiavo una scala telescopica sulla facciata della mia dimora (eseguo lenti lavori di ristrutturazione, così lenti che probabilmente non li finirò mai), il menzionato pipistrello cadde a terra come fosse un pezzo malandato di intonaco.

Lo riconobbi subito: ogni giorno, al tramonto, esce dalla sua tana e inizia la sua colazione di insetti (una volta, lavorando di notte con una torcia frontale, un pipistrello mi è passato accanto, proprio accanto: la mia luce attirava le falene e il pipistrello ne approfittava!)

Il pensiero/timore iniziale è stato: “Merda, l’ho schiacciato!”: sebbene il suo corpicino palpitava, e lui mi minacciava aprendo il suo muso ed emettendo l’acutissimo suono che lo caratterizza, rimaneva lì, per terra, senza scappare. Ho deciso di portarlo fino a un rudere vicino, sperando che si riprendesse da solo.

Alcune ore dopo, quando ho finito i lavori, sono tornato al rudere dove l’avevo lasciato: non c’era, ciò che mi ha dato un senso di sollievo, forse lo stesso senso di sollievo che hanno sperimentato i telespettatori quando hanno saputo che i tesori di Notre Dame erano stati messi in salvo.

La mia speranza è la seguente: se lui non ha reagito quando è caduto per terra forse è dovuto al normale torpore del sonno, torpore che probabilmente aumenta quando le temperature non sono ancora primaverili.

A dire il vero non saprò mai cosa è successo con il povero pipistrello, forse si è veramente ripreso; forse è andato a morire altrove. Almeno ho provato di fare del mio meglio per mettere in salvo questo anonimo tesoro.

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