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Il periodo invernale

il Bon ton in grotta
Cosa accade ai chirotteri italiani nel periodo invernale?

In cosa consiste la fase di ibernazione nei chirotteri (non tutte le specie hanno la capacità di entrare in fase letargica)?

I pipistrelli delle zone temperate attuano una strategia che li aiuta a superare la fase invernale: essi entrano in una fase di torpore in cui il loro metabolismo è notevolmente rallentato. In particolare, in questa fase del loro ciclo biologico, si ha una diminuzione delle attività vitali come la frequenza cardiaca e respiratoria e in generale si ha un notevole abbassamento della reattività del sistema nervoso.

L’ibernazione vera e propria, solitamente inizia quando la temperatura esterna scende sotto i 10° C. Durante il letargo, la temperatura corporea dei chirotteri segue quella ambientale, ma se questa dovesse scendere al di sotto lo 0 ° C si avrà il risveglio degli individui che così potranno cercare un nuovo ambiente dove svernare con temperature meno rigide.

Nella fase letargica anche la respirazione e il battito cardiaco sono notevolmente rallentati. Mentre solitamente nel pieno dell’attività il cuore di un pipistrello batte 200 volte al minuto, quando un individuo va in letargo il suo cuore batte solo 10 volte al minuto e addirittura la respirazione scende a 1 atto respiratorio ogni ora!!

Durante il periodo letargico, inoltre i chirotteri sono ‘svegli’ (il letargo non è un profondo sonno) il cervello cioè rimane attivo per tutto il periodo non attuando il ritmo di veglia e sonno.

La riattivazione del metabolismo comporta il consumo di grasso accumulato.

Cosa succede quando i pipistrelli vengono disturbati durante la fase letargica di profondo torpore?

Non ci sono tantissimi dati bibliografici a cui fare riferimento, ma gli studi condotti fino ad ora hanno evidenziato alcuni fattori:

1)   i chirotteri hanno bisogno di diverso tempo per ‘riattivarsi’ (anche più di un’ora) quindi, solitamente chi frequenta le grotte non si accorge che dopo il passaggio gli animali escono dal torpore (c’è chi ha raccontato che dopo più di un’ora dal passaggio ha trovato i pipistrelli a terra, caduti e ancora torpidi, questo è molto pericoloso per il superamento dell’inverno, e può comportare la morte per ‘fame’ perché gli individui non riescono a recuperare il grasso perduto)

2)   In Myotis lucifugus (una specie troglofila che vive in America settentrionale) per ogni risveglio sono consumati 108 mg di riserve di grasso grigio cioè quanto serve per 68 (!!!) giorni di letargo

3)   In Myotis sodalis (una specie troglofila che vive in America orientale) il disturbo arrecato durante il letargo ad una colonia può comportare la perdita di grasso necessario per superare circa 4-6 mesi di fase letargica e che può essere reintegrato con 10-30 giorni di caccia.

Solitamente i primi segnali che l’individuo si sta ‘svegliando’ perché disturbato sono quelli legati al riflesso dell’aggrappo: il pipistrello piega le zampe e inizia a riattivarsi. Inoltre, in alcune specie, si può osservare un leggero dondolio. La fase successiva consiste in ‘urla’ da stress, e la fase finale consiste in veri e propri tremori (proprio come noi quando abbiamo i brividi di freddo) che riattivano la muscolatura.

In questa foto sono visibili due individui della stessa specie (R. ferrumequinum) in due condizioni diverse: a sinistra in letargo, a destra dopo che è stato disturbato e quindi durante l’emersione dal torpore: è evidente la piegatura delle zampe posteriori, indicata con una freccia rossa.

Quindi come comportarsi in caso di cavità con colonie ibernanti all’interno? (continua sotto la fotografia)

risveglio del pipistro

L’ideale sarebbe non andare in quelle cavità nel periodo che va da novembre a inizio marzo.

Se si è capitati in grotta e ci sono dei pipistrelli in ibernazione allora bisogna attuare tutti quei comportamenti che mitighino l’impatto che la nostra presenza arreca.

Quindi:

soffermarsi il meno possibile in prossimità della colonia ma cercare di spostarsi in aree differenti della grotta, in aree dove la nostra presenza non si senta (a volte basta cambiare ramo o pozzo)

Parlare a bassissima voce, anzi molto meglio astenersi dal parlare in tutte quelle zone da dove il suono può arrivare fino alla colonia.

Non usare mai la carburo

Evitare di illuminare direttamente la colonia (soprattutto con le luci calde, ma meglio evitare anche i led freddi)

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