Nel 2008 un colpo di fucile sparato da un cacciatore gli ha portato via la zampa posteriore sinistra. Per questa ragione la femmina di lupo nata nel parco regionale dei Gessi, nell’Appennino bolognese, non è stata allontanata dal branco d’origine, come generalmente avviene per i cuccioli al raggiungimento del primo anno di età. L’animale ha continuato a far parte della famiglia e, da brava ”sorella maggiore”, si è presa cura delle cucciolate successive. I lupi, che generalmente sono animali monogami, sembrano in questo caso aver compreso le difficoltà del lupo con la gamba mozzata.
Questa storia è la ricostruzione alla quale sono giunti i guardaparco bolognesi e i ricercatori del laboratorio di genetica dell’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che dal 2002 studiano i movimenti dei branchi attraverso foto-trappole, monitoraggio genetico e tracce. ”Si tratta di una ‘helper’ – spiega Massimo Colombari, coordinatore del monitoraggio animali nel Parco dei Gessi – ovvero di un lupo che si prende cura di altri cuccioli”.
Il racconto fotografico è di Tiziano Fusella