Una volta, d’autunno, un pipistrello svolazzava
qua e là schiamazzando perché aveva freddo.
Il re degli uccelli, l’aquila, lo udí.
– Perché schiamazzi tanto, pipistrello mio?
– Schiamazzo perché ho freddo.
– E perché mai gli altri uccelli non fanno tanto chiasso?
– Gli altri non hanno freddo, perché hanno le penne.
Io, invece, non ne ho neppure una.
L’aquila stette un momento a pensare, e quindi ordinò a
tutti gli uccelli di dare al pipistrello una penna per ciascuno.
Quando il pipistrello ebbe indosso le penne degli altri uccelli,
diventò davvero uno splendido esemplare.
Ogni penna era di colore diverso, e quando il pipistrello spiegava le ali, l’effetto era stupefacente. Il pipistrello diventò molto orgoglioso delle sue penne, non rivolse piú la parola agli altri uccelli e se ne stava tutto il giorno ad ammirarsi.
Gli uccelli andarono dall’aquila a lamentarsi di come il
pipistrello si pavoneggiava delle penne che, oltre tutto, non
erano neppure sue. L’aquila allora mandò a chiamare il pipistrello:
– Pipistrello mio, tutti gli altri uccelli si lamentano di te.
Dicono che tu ti pavoneggi delle penne che in realtà sono loro,
e che non parli piú con nessuno per pura vanità. È vero?
– Parlano per invidia, – rispose il pipistrello, – perché io sono di gran lunga piú bello di loro.
Guardami e giudica da te.
E cosí dicendo il pipistrello allargò le sue ali. Era davvero molto bello.
– Va bene, – fece l’aquila. – Ora ciascun uccello si riprenda indietro la penna che ha regalato al pipistrello. Se il pipistrello è davvero tanto bello, vuol dire che non ha bisogno delle penne di nessuno.
Tutti gli uccelli si precipitarono sul pipistrello e ciascuno gli strappò la penna che gli aveva regalato. Il poveretto rimase completamente nudo, proprio com’era prima. La sua vergogna fu tale che d’allora in poi vola soltanto di notte.
Tratto da: www.comune.roma.it