Di fronte a prede molto più grosse delle abituali la strategia è farsi crescere la testa. È quanto ha fatto il Pipistrellus kuhlii dagli anni ’50 fino a oggi, per poter banchettare con le falene.
A partire dal dopoguerra, il cranio di un comune pipistrello italiano, Pipistrellus kuhlii, è aumentato di dimensioni ma il resto del corpo è rimasto tal quale. Principale indiziato: un rapidissimo adattamento evolutivo alla cattura delle falene intorno ai lampioni.
Un cranio più grande permette infatti di afferrare le falene, che di norma sfuggono a questi predatori poiché sono sensibili ai loro ultrasuoni e si lasciano cadere quando il pipistrello si avvicina. Le luci artificiali, tuttavia, inibiscono questa reazione e “stregano” la malcapitata preda rendendola del tutto inerme.
Per la ricerca il team, formato da un gruppo di ricercatori italiani tra cui Danilo Russo del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, ha misurato reperti museali, sfruttando nell’analisi una serie di misurazioni tipiche della morfometria, che hanno coperto un range temporale di oltre un secolo.
Il lavoro è stato pubblicato sul prestigioso Journal of Biogeography e da poco ripreso da National Geographic, e risulta essere uno dei pochissimi a documentare un cambiamento evolutivo così rapido, peraltro in un mammifero, aprendo nuove prospettive all’interpretazione degli effetti dell’urbanizzazione sugli organismi.
Tratto da: http://www.news.unina.it/dettagli_area.jsp?ID=14628