I Taìno, popolazione che viveva nelle Antille (Cuba, Hispaniola, Puerto Rico) vedevano i pipistrelli come “uccelli della notte”.
I Taìno associavano i pre-umani ai pipistrelli. Questi animali rappresentavano fisicamente e simbolicamente gli spiriti dei propri cari defunti e li chiamavano “cemìs” guide spirituali.
In un mito sulle origini dei Taìno, raccolto da Frate Ramòn Pané, nell’isola di Kiskeya (attuale Hispaniola) c’era una grotta chiamata Cacibayagua nella quale vivevano i pipistrelli, dalla quale uscivano soltanto di notte per mangiare i frutti di guayaba (in un altra versione mangiavano frutti di jobos, frutti simili a fichi).
Una notte pare che i frutti di guayaba fossero particolarmente dolci e che i pipistrelli stessero ancora mangiandoli, trattenendosi fuori dalla grotta, quando spuntò Gùey, il sole.
I pipistrelli non fecero in tempo a raggiungere Cacibayagua e si trasformarono in esseri umani e che ritornano pipistrelli soltanto dopo la morte e durante il dì.
Durante la notte, sono “opìas”, spiriti che somigliano a esseri umani, ma senza ombelico, che vagano per la terra cercando amanti.
In un altra versione della leggenda, i pipistrelli allo spuntare del sole si trasformarono in alberi di jobo
A cura di Lorenzo Corradini